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Acoustica. Codex Metastasio Post Box

il nuovo album di Rodolfo Montuoro

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Rodolfo Montuoro
Acoustica
Codex Metastasio Post Box
Monofonic Orchestrated by Maurizio Marsico

“Acoustica”, come vuole l’etimologia, è tutto ciò che ha a che fare con l’ascolto del suono, anzi con l’intenzione e la volontà di sentire. È theatrum: l’estensione, l’espansione, l’ellisse che racchiude l’evento sonoro e il suo intorno. Ed è onda che accoglie la vibrazione emessa da ogni corpo, sia esso animato o inanimato. È ciò che sentiamo con il nostro udito, ma è anche la dimensione ultrasonica che non riusciamo a percepire. Ed è eco, riflesso e perfino medicamento (quando diventiamo sordi, insensibili e ottusi).

“Acoustica” rinvia dunque a innumerevoli azioni e intenzioni: odo, apprendo, sento, percepisco, vengo a risapere, approvo, esaudisco, sono creduto, voglio ascoltare, mi curo, sono uditore e discepolo. …Odo et amo, insomma. Perché lo “stare in ascolto” può anche essere uno straordinario motivo etico e sentimentale. Questo è il titolo, con le sue mille assonanze. Il sottotitolo, “Codex Metastasio Post Box”, rimanda invece a una coincidenza biografica che fa parte del grammelot segreto di Rodolfo Montuoro e Maurizio Marsico. Una coincidenza che a sua volta rinvia a Pietro Trapassi che, alcuni secoli fa, si fece chiamare Metastasio, dal greco metastasis, a indicare la cangianza e il mutamento, per scalare le vette della poesia.

Metastasio, dunque. Acclamato dalle masse per le sue cantate e canzonette, grande improvvisatore, freestyler ante litteram, con un carisma e un seguito da rock star.

La sua evocazione è un modo anche ironico per celebrare le nozze sempre fertili tra musica e poesia. Un rito che si rinnova, ma assai più umilmente, anche in questo album di dieci piccole canzoni minimali. All’incontrario del barocchismo. Postume e inattuali. Proprio a dimostrare che la poesia (o anche la musica) non sempre dipende dagli effetti speciali, dalle luci folgoranti, dal Presente e dai successi.

Acoustica scavalca il tempo, le forme e certe gabbie, i ruoli e i generi e qui, in questo album, contiene invisibilmente il cifrario di un eccentrico percorso musicale che ondeggia tra le categorie e vaga su bordi, confini, precipizi. Ognuna di queste canzoni contiene un codice primario, immemoriale, che tiene in custodia un presignificato.

Qui l’elettronica insegue un’origine ancestrale, elementare, rasente il silenzio mentre l’acustica particolarissima della chitarra di Rodolfo tende alla sua “metastasi” meccanica e alla sua estinzione sonora.

Per Rodolfo Montuoro ognuno di questi codici, nel tempo, è stato generativo di nuovi percorsi musicali, anch’essi sempre metastatici. Li ritroveremo, sottotraccia, in tutti i precedenti album dell’artista, quasi come occulte sindromi ossessive, rivestiti e spesso irriconoscibili. E l’incontro con Maurizio Marsico, tra i musicisti più ossidrici e corsari della scena musicale contemporanea, provoca una fusione fredda che mette a soqquadro tempo e spazio. È infatti molto difficile, se non impossibile, contestualizzare e categorizzare questo lavoro. Qui Rodolfo torna ai suoi poeti prediletti, Dante Barbusse Ottieri e gli anonimi cantori popolari baschi. Li ritrova in musica e li mescola ai suoi versi e alle sue melodie, per celebrare a suo modo il rito dell’ascolto. Qui, in omaggio a Metastasio, superstar dei teatri lirici, incontra una grande soprano, Anna Zoroberto, a dimostrare quanto sia toccante, fisicamente e profondamente toccante, il “sentire” della voce umana. Qui siamo nella più paradossale metamorfosi, dove l’acustica delle corde di chitarra si smaterializza e simula le sequenze del bit elettronico mentre l’elettronica di keys & drones, agìti con tocco elegantissimo da Maurizio Marsico, risale alla sua cardiaca e pneumatica vocazione acustica.

Un paradosso, un rovesciamento, un trucco retorico. Nel diretto segno del Metastasio.

Infine, una curiosità (anch’essa ascrivibile, se vogliamo, a un cerimoniale acusmatico): i brani sono suonati e cantati in presa diretta e registrati con un riproduttore a bobine. Come dietro a un velo, ma senza effetti speciali. Nel segno questa volta inverso al Metastasio.

Un album unico, senza tempo, da assaporare. Un esercizio raro e infallibile. Una preziosa e struggente istigazione all’ascolto.

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