Il 26 marzo 2021 esce in tutti gli stores digitali “Acoustica. Codex Metastasio Post Box”, il nuovo album di Rodolfo Montuoro. Ecco la recensione sul mensile “Blow Up”:
di Christian Zingales
Esce ora in digitale e presto in cd e vinile un disco che ha genesi lenta, nei primi anni ’90, quando Rodolfo Montuoro e Maurizio Marsico erano vicini di casa e, scoprendo comuni interessi musicali ma essendo ognuno affaccendato con le sue cose, si scambiavano dei messaggi con coordinate collaborative nella cassetta della posta. Solo che nessuno riceveva nulla: entrambi pensavano che l’interlocutore fosse un altro inquilino dal cognome con la M, tale signor Metastasio. La scoperta dell’equivoco fu decisiva perché si passasse alle vie di fatto nell’allestire questo “Acoustica”, canzoni essenziali accompagnate alla chitarra da Rodolfo e spalleggiate dai drones di synth di Maurizio (Monofonic Orchestrated by, come da copertina), registrato allora negli studi di Andrea Tich, che aggiungeva un paio di percussioni. Canzoni che ora vedono la luce. Una strana luce quella che le avvolge, come fossero state incise ieri, oggi o chissà. Il cognome errato aveva condotto subito all’evocazione dell’omonimo settecentesco, Metastasio, come da note “poeta barocco, anzi barocchissimo, acclamato dalle masse per le sue cantate e canzonette, grande improvvisatore, freestyler ante litteram, con un carisma e un seguito da rock star”, nel sottotitolo dell’album collocato in un “Codex Metastasio Post Box”, con le note sempre che rimandano a “dieci piccole canzoni minimali, all’incontrario del barocchismo, postume e inattuali, proprio a dimostrare che la poesia (o anche la musica) non sempre dipende dagli effetti speciali, dalle luci folgoranti, dal presente e dai successi”. Canzoni tutte intitolate Codex e numerate, che contengono “un codice primario, immemoriale, che tiene in custodia un presignificato”. Con l’elettronica di Marsico, “uno tra i musicisti più ossidrici e corsari della scena musicale contemporanea”, a indicare “un’origine ancestrale, elementare, rasente il silenzio mentre l’acustica particolarissima della chitarra di Rodolfo tende alla sua ‘metastasi’ meccanica e alla sua estinzione sonora”. In questo gioco di specchi, nel rimando di numi tutelari e nel loro ribaltamento, nel clash con corredo di fulmini e saette tra temporale e atemporale, Montuoro ci mette la ciliegina affiancando suoi versi a citazioni di Dante, Barbusse, Ottieri e degli anonimi cantori popolari baschi, creando un’ipotesi di non canzone e non poesia, smontando anzi ogni ipotesi di accordo interno alla poesia e alla canzone e ovviamente alle loro ridicole correlazioni, accompagnando suoni e parole con la voce di un hippy senza più sogni da rappresentare, il senso di vuoto di un Nick Drake seduto su uno sgabello cosmico, lo spaesamento di un enigmista perso in un cruciverba dalle soluzioni sbagliate. Ma ecco il colpo di teatro. Codex # 010, la soprano Anna Zoroberto, esplode la scena: “Acoustica”. (8)
Christian Zingales, “Blow Up”, marzo 2021
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