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Amici miei

  • Immagine del redattore: Press Office
    Press Office
  • 16 apr 2021
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 18 apr 2021

di Gerardo Pozzi



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Era da molto che non scrivevo di musica e degli artisti che stimo.

La vita e questa situazione che stiamo attraversando mi hanno un po’ risucchiato in una serie di pre-occupazioni da snodare.

Poi, giorni fa, eccomi arrivare via mail il nuovo lavoro di Rodolfo Montuoro.

Rodolfo l’ho conosciuto grazie a “L’Isola che non c’era”, una storica e preziosa rivista musicale per la quale ho avuto la gioia di collaborare per un periodo.

Dicevo, pochi giorni fa mi arriva il suo ultimo album.

Avevo bisogno di stupore, di incanto, di sogno, di illusione, di indaco, di profondo, di echi lontani, di atavico, di nuovo, di sentito-mai sentito, di dolcezza, di poesia, di rinnovamento, di medievale, di Nick Drake, di psichedelico, di acustico, di elettronico. Avevo bisogno di sollievo, di nuotare, di sorvolare, di respiro, d’ossigeno, di montagna, di oceano. E avevo bisogno di bellezza, di intelligenza, di compagnia, di solitudine, di malinconia, di fiducia, di leggerezza. Di una mano. Delicata, sensibile ma tenace. Ecco.

Rodolfo Montuoro e il suo Acoustica sono tutto questo. E molto, molto di più.

È l’unico artista che io conosca in grado di stravolgersi e non essere mai uguale al se stesso precedente. E questa è una virtù possibile solo ai veri timidi e agli illuminati.

Vi invito caldamente a regalarvi l’ascolto e l’acquisto di questo album.

Vi porterà in posti che cercavate fin da bambini. E vi sentirete protetti e al caldo.


Gerardo Pozzi

 
 
 

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