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Hannibal, maestro di ambivalenze

di Gianluca Veltri, “Mucchio Selvaggio”



Con un utilizzo accentuato delle chitarre elettriche e dell’elettronica, Rodolfo Montuoro precisa un suo originalissimo mood letterario.


Hannibal è maestro di ambivalenze, nel pretesto letterario di Rodolfo Montuoro. Un rimestatore di profondità limacciose.

Al secondo album, dopo l’ottimo “a_vision”, il songwriter cambia rotta pur rimanendo fedele a se stesso. Se l’esordio era onirico e folkeggiante a suggerire distanza, il nuovo lavoro esprime un’elettrica e palpitante esigenza di carnalità, premura e potenza, sintetizzata dal cuore rosso tenuto dentro una mano in copertina.

Con un utilizzo accentuato delle chitarre elettriche e dell’elettronica, Montuoro precisa un suo originalissimo mood letterario: “Non si dimentica” è la trasposizione di una lirica di Ottiero Ottieri, ispirata a un’antica canzone basca “La colomba”, e “La lettera” è una traduzione da Henry Barbusse.


I testi lasciano traboccare immagini poetiche e sfumature dei sentimenti: sono “passi contro il cielo”, è un “cuore che è stato un cuore troppo tempo fa”, è uno “scrigno del vento”. Sono “monete che non valgono più”, segnali di un passato fatto ormai di sogni inservibili nella splendida e spettrale “Ghostmusic”. E se “Anima II” è una ballad disturbata da vibrazioni e grooves, è una sorpresa “Le parole”, dura e fiammeggiante, a chitarre tese: “Non ti distrarre amico mio […] che già ci affatica il mondo”.


Per comunicare quest’urgenza espressiva, Montuoro ha scelto come principali sodali i fratelli Giuseppe e Gennaro Scarpato, responsabili di molti dei suoni dell’album, dalle chitarre alle percussioni, dai synth alle programmazioni elettroniche e ai drumloop.




Gianluca Veltri, “Mucchio Selvaggio”, marzo 2008.

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