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Il mythos-rock di Rodolfo Montuoro

di Gialuca Veltri, “Mucchio Selvaggio


Con il progetto “Nacht” Rodolfo Montuoro sposta l’asticella ancora più in là. Immaginifico, onirico, elettrico, il musicista erige un febbrile muro del suono per la musica d’autore.

Dopo “Hannibal”, Rodolfo Montuoro si addentra in un percorso ingegnoso e buio, “Nacht”, che sfidando il mercato si presenta articolato e innovativo. Tre mini-cd, a distanza di quattro mesi l’uno dall’altro - dei quali “Orfeo” rappresenta la prima uscita - pubblicati solo in digitale dalla francese Believe e ascoltabili gratis in streaming sul MySpace dell’artista. Le uscite dei vari “Nacht” saranno suggellati a fine ciclo (quindi tra un anno circa) da un album vero e proprio, che riassumerà il tutto con l’aggiunta di altri quattro inediti. “Nacht”, quindi. Notte. La seduzione sventurata di Orfeo, il suo canto straziante che squarcia l’oscurità, riassunta nel suono del theremin suonato da Vincenzo Vasi, strumento principe di questa prima sequenza, insieme alla chitarra-synth di Giuseppe Scarpato. Tre sono i pezzi di questo ammaliante antipasto montuoriano: la title track, “La svolta”, che è un raccordo (più melodico, più canzone) per arrivare a “Giorni messicani”, un altro tipo di tenebra, quella del confine tra Stati Uniti e Messico. Qui è magistrale la capacità di Rodolfo Montuoro di produrre cinema per le orecchie, una canzone-film che è un’incursione in un buio senza legge, nella terra “dei mondi e dei sogni”, dove finiscono sia il mondo che il sogno. Con il progetto “Nacht” – “com’è sola la notte” – Rodolfo Montuoro sposta l’asticella ancora più in là. Immaginifico, onirico, elettrico, il musicista erige un febbrile muro del suono per la musica d’autore, entro i cui limiti costruisce le sue narrazioni-rock. Tra tre-quattro mesi la seconda puntata di “Nacht”.


Gianluca Veltri, “Mucchio Selvaggio”, 2009.

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