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Le visioni di Orfeo

di Luigi Milani, “Ondarock”


Rodolfo Montuoro sta emergendo come una delle proposte più interessanti della scena rock italiana del nuovo millennio. Musicista colto ed eclettico, grande sperimentatore di linguaggi musicali spesso in forte contrasto tra loro, può ricordare certe figure di musicisti visionari del miglior prog-rock, da Peter Hammill a Robert Fripp, fino a band come i Porcupine Tree.



Rodolfo Montuoro sta emergendo come una delle proposte più interessanti della scena rock italiana del nuovo millennio. Musicista colto ed eclettico, grande sperimentatore di linguaggi musicali spesso in forte contrasto tra loro, può ricordare certe figure di musicisti visionari del miglior prog-rock, da Peter Hammill a Robert Fripp, fino a band come i Porcupine Tree. Non è un caso che abbia citato questa formazione, la cui musica spazia da atmosfere dichiaratamente progressive a virate in chiave heavy, e tuttavia senza mai perdere di vista l'amore per la melodia. È quanto accade anche nell'ultima produzione del talentuoso musicista, un artista che sarebbe riduttivo definire cantautore. Montuoro sembra piuttosto volersi ritagliare un suo ruolo – nient'affatto facile o “comodo” - di moderno cantore di miti. Miti trasposti in chiave rock, con sonorità innovative e di grande impatto, che rifuggono dalla ricerca del facile successo commerciale. Come avviene in questo nuovo lavoro, l'Ep “Orfeo”, stuzzicante antipasto di quello che si preannuncia come un progetto di grande respiro, “Nacht”, l'album che esplorerà le "mitologie della notte". Il mito di Orfeo è un topos quasi irrinunciabile per gli artisti d'ogni tempo: tanto per rimanere ai giorni nostri, come non ricordare Nick Cave, David Sylvian o Tito Schipa Jr? Montuoro affronta il tema da par suo. Già nella title track, che colpisce l'ascoltatore con una imponente apertura orchestrale, sulla quale si innesta il canto di versi che si sposano bene con l'epicità dell'arrangiamento, solo all'apparenza da rock sinfonico. Un'ottima chitarra, percussioni ipnotiche e una generale sensazione di malinconica ricchezza sonora delineano il panorama tragico dell'eroe che muore per amore. La traccia numero 2, “La svolta”, si apre con un assolo di chitarra scintillante e fiati che dialogano con il cantato, in un'ambiziosa corsa verso una dimensione alta, eppure sempre pienamente fruibile, della scrittura musicale. Tra echi di Pink Floyd e omaggi alla migliore tradizione melodica italiana, i versi lasciano molto spazio alla musica. L'ultimo brano, “Giorni messicani (Un'altra vita)”, dopo un avvio inquietante e armonie in chiave King Crimson, fa sfoggio di un interessante uso della voce, di un arrangiamento e di un'effettistica che non lasciano indifferenti. Resta da attendere quindi con fiduciosa impazienza il prosieguo del viaggio intrapreso da Montuoro, e che culminerà nella realizzazione di un album su supporto fisico tradizionale, ossia su cd. Già, perché in questa prima fase i brani, per una precisa e lungimirante scelta dell'etichetta, la francese Believe, sono disponibili solo in formato digitale. Un approccio particolarmente efficace, nel dilagante universo digitale dei social network e degli store musicali online. Luigi Milani, “Ondarock”, 12/07/2009.



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